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Lista civica "Insieme per Celenza s. T."



Questo blog nasce dalla volontà di condividere, in modo nuovo, le azioni che la lista civica "Insieme per Celenza" pone in essere nel dare attuazione al proprio mandato elettorale.



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mercoledì 1 giugno 2011

Declino culturale e sociale




Aristotele affermava che l’uomo é un animale sociale, e come non condividerlo.
Considerato che veniamo al mondo perché qualcuno ci vuole, ci fa nascere, ed una volta nati viviamo perché qualcuno ci accoglie, e veniamo collocati in una "rete" di relazioni indispensabili, necessarie, utili, forse è meglio prenderne atto, da subito e non dimenticarsene.
Naturalmente (e per fortuna), come esseri umani scopriamo anche la nostra individualità, che ci porta a rivendicare un’autonomia più o meno ampia.
Razionalmente o inconsciamente agiamo in modo che il nostro quotidiano sforzo è quello di trovare un equilibrio fra noi "persona" e la "comunità", amicale, sociale, politica, religiosa, qualunque essa sia.
Se non troviamo questa stabilità, questa giusta combinazione, possiamo perderci come singolo individuo e distruggerci come società.
É possibile e probabile che in alcuni individui questo contemperamento tra individualità e società non avviene compiutamente, rimanendo al primordio della prima.
Ignoro le cause di tale limitatezza ed a cui né la dottrina didascalica, né la famiglia, né la società, né la fede hanno dato un effetto evolvente.
Come individui sociali se ne deve prenderne atto, e cercare di organizzare al meglio una tutela sia alla società che agli individui stessi, magari con sussidi di varie discipline.
Questo breve preambolo sull’uomo sociale, è finalizzato ad introdurre una riflessione, sulla attuale situazione sociale e relazionale del nostro borgo celenzano, che a causa di pochi facinorosi, adepti e dediti a creare ad arte lacerazioni in campo politico, religioso e sociale, rischia di generare scetticismo, diffidenza e sospetto tra i loro membri e fino forse all’astio ed a lacerazioni affettive nel focolare.
Situazioni che possono innescare spasmi reattivi tra gli individui e che può involvere la socialità della comunità
Valga qualche esempio letto: se un membro sociale consegue una laurea, la comunità tutta se ne complimenta e felicita per il traguardo raggiunto. Ma, purtroppo, a causa forse di queste indotte reazioni, puoi trovare qualcuno che al riguardo ha da dire una qualche stoltezza, così come pure nello sproloquiare sulla botticelliana Venere si giunge alla lirica delle ‘faeces’ (merda), e vi ci si finisce dentro fin oltre il collo.
Come e perché, alcuni individui, in un confronto dialettico, giungono ad utilizzare un linguaggio scurrile, oltraggioso, offensivo, irridente, volgare, pretestuoso, malevole a prescindere?
Perché si resta indifferenti ed inadempienti di fronte a questo scempio e declino culturale e sociale, al quale noi tutti (o quasi) non siamo stati educati?
Dov’è finita la proverbiale solidarietà, comunanza, condivisione, fratellanza che da sempre ha contraddistinto i comportamenti degli individui dei nostri borghi?
Per legittima suspicione, e per profonda convinzione etica, morale ed umana, credo che questa realtà sia effettivamente il solo frutto delle nefandezze di qualche o pochi soggetti che il nostro Sommo poeta ha gettato nella nona bolgia dell’ottavo cerchio.
E sì, credo che i seminatori di zizzania, purtroppo alberghino anche tra noi.
Com’è possibile che, in tale convinzione, la parte della società “sana” non ha ancora trovato il modo di liberarsi di questo cattivo seme?
Può valere forse la parabola dal Vangelo secondo Matteo 13, 24-30 (In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio".)
Forse è meglio non bruciare niente e nessuno fin quanto possibile. Questi diabolici seminatori pendolari e locali sono come nella parabola, vengono seminano e se ne vanno.
La misura dell’infestazione del campo da parte della zizzania la conosceremo alla mietitura, tra meno un anno, quando il padrone (leggi: popolo), paziente, deciderà se bruciare la zizzania ed immagazzinare il grano oppure il contrario o ancora cambiare coltura.
L’apparente indifferenza dell’individuo, penso faccia parte del buonsenso della società e che essa sia un po’ incredula e un po’ distratta, più che soggiogata da questi eventi.
Incredula perché non è sempre facile accettare e riconoscere di aver commesso, qualche anno addietro, errori di valutazione e scelta politica, e fare autocritica ora può portare allo sconcerto ed alla perplessità, non fosse altro per il timore di sbagliare di nuovo; distratta perché nonostante l’abilità ammaliatrice di questi seminatori e la loro determinazione, derivante da collusioni d’affinità morali, parentali e di tornaconti personali, essa trova più utile ed onesto rivolgere la propria attenzione ad altre problematiche.
Certo è che la destrezza e l’impegno profuso nel creare dal nulla questi mefitici fumi e l’abilità dello spanderli nel tessuto sociale, riescono a volte a distogliere qualcuno dal vero senso della vita e della sua spesa, rendendolo quasi cieco a fronte di problematiche, che diversamente apparirebbero rapidamente nella loro interezza ed importanza.
È auspicabile che la parte “sana” della società continui ad avere un atteggiamento distaccato e poco passionale nei confronti delle quotidiane pretestuose illazioni e provocazioni, e la reattività la si lasci ai sogni e alle aspirazioni dei fomentatori.
Sic!

E pensare che ho cominciato a scrivere questa lettera con l’unico intento di sollecitare il Sindaco, a richiedere all’Ente d’Ambito Sociale, l’intervento delle sue professionalità, per supportare il grave fenomeno della diffusione della droga, anche nel nostro tessuto sociale.
Fosse caduta anche addosso a me qualche schizzo di (faeces)!?
Preventivamente vado a fare una doccia con tanto sapone della pianta del buonsenso.
Torniamo all’argomento oggetto della presente: Sindaco il problema della droga a Celenza non é marginale e già da Novembre scorso avevo sollecitato un intervento delle istituzioni e delle loro professionalità! I danni di questa piaga sociale non vanno purtroppo in vacanza. E nessuno è indenne da responsabilità in merito. Rinnovo l’invito, si attivi!!

Alcione


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