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Lista civica "Insieme per Celenza s. T."



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domenica 1 maggio 2011

1° Maggio 2011 - “L’Italia è una Repubblica Democratica, fondata sul lavoro”



Lavorava come manovale in uno dei tanti cantieri edili sparsi per la nostra penisola, aveva da pochi mesi raggiunto il 17 anno di età, L. C. non amava andare a scuola.
Nel suo mezzogiorno purtroppo, trovare un lavoro,specie se in regola, è un’impresa, ma L.C. per non pesare sulla famiglia, aveva scelto di lavorare accettando un lavoro a nero come manovale. Lo hanno trovato morto, ai piedi di una impalcatura forse caduto dalla stessa, l’unica certezza è che a quella età i ragazzi vanno a scuola.
Alle autorità che li hanno ascoltati, i muratori hanno riferito di non aver mai visto quel ragazzo nel cantiere, di non conoscerlo. Ma allora cosa faceva un ragazzo di 17 anni con mani e viso sporche di cemento in quel cantiere? E poi perché i familiari e gli amici sapevano che lavorava in un cantiere, a nero, come manovale?
Ogni giorno nel mondo si consumano numerose tragedie sul lavoro con conseguenze spesso mortali o causa di seri infortuni che segnano per sempre la vita di una persona e della sua famiglia. Il settore maggiormente a rischio rimane sicuramente l’edilizia. Oggi più che mai dobbiamo riappropriarci dei valori della festa del 1 maggio, “la festa del lavoro” e ricordarci che nel 2011 è aumenta la disoccupazione giovanile che spesso diventa causa di un precariato senza regole e diritti. Pur di contribuire al sostentamento della famiglia una persona, soprattutto nel mezzogiorno è costretta ad accettare qualsiasi condizione di lavoro, così il sogno di avere un lavoro sicuro e soddisfacente, una chance per la propria vita, si arena in un sistema senza regole. La mancanza di lavoro diventa quindi penalizzante perché determina i destini e i percorsi di vita delle persone.
Purtroppo in queste società moderne la mancanza di lavoro si fa sentire e viene vissuta dalle persone come un problema di giustizia sociale nella distribuzione e redistribuzione delle risorse e dunque come un problema di lotte sociali, soprattutto da parte di chi è già sfavorito come le donne e i giovani. Questo capitalismo sfrenato, insieme alla globalizzazione, sta producendo la fine della società del lavoro. Infatti la mancanza di regole che tuteli il consumatore e il lavoratore e che ha portato al collasso le borse e al fallimento alcune banche, ha messo in evidenza i vizi di questo capitalismo moderno, pensato e immaginato per tutelare i capitali e non le famiglie e pensato soprattutto per modificare il rapporto di lavoro che deve essere flessibile, precario, a progetto, eccetera, senza diritti sociali e sindacati scomodi. Nel nostro paese c’è chi pensa pure di abrogare l’articolo 1 della nostra Costituzione e far passare il messaggio che per essere Nominati non basta essere intelligenti e laureati con il massimo dei voti, ma bisogna anche essere belli e sensuali e allora si avrà la possibilità di diventare ricchi e famosi in poco tempo. I nostri padri costituenti immaginavano il lavoro come un'attività naturale per l'essere umano e come tale una esigenza e una risorsa .
Mentre pensavo a questo immaginavano un paese moderno. In effetti, il concetto di disoccupazione era sconosciuto alle società pre-moderne. Nasce con l'epoca capitalistica, consumistica, che la concepisce prevalentemente in modo "funzionale", in quanto la riferisce a quei lavoratori che, per ragioni indipendenti dalla loro volontà, come l'adozione di nuove tecnologie o le ristrutturazioni aziendali o in alcuni casi quando il costo della manodopera risulta più basso in altri stati e quindi crea problemi di competitività sul mercato costringendo l’azienda al trasferimento di rami dello stabilimento, vengono espulsi dal mondo del lavoro. Tutto nella società moderna è legato alle logiche del mercato e della quotazione in borsa. Ma, i problemi che i lavoratori sollevano quotidianamente non trovano le risposte che meritano. Le ricette economiche messe in campo non reggono. Laddove la società pre-moderna trattava il lavoro come una relazione sociale in cui sfera privata e sfera pubblica si incontravano e si sovrapponevano, esisteva un mondo del lavoro più solidale.
Con la modernità, il consumismo e la globalizzazione, i problemi del lavoro non devono incidere sugli utili dell’azienda. Il primo maggio ricordiamoci che è la festa del lavoro, ma soprattutto è l’occasione per ricordare il valore che i nostri padri costituenti hanno assegnato all’articolo uno della nostra costituzione: “L’Italia è una Repubblica Democratica, fondata sul lavoro”.
Daniele Leone

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