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Lista civica "Insieme per Celenza s. T."



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lunedì 2 dicembre 2013

Il taglio delle guardie mediche contestato al Tar - Celenza sul Trigno ed i medici chiedono l’annullamento





ABRUZZO. Due ricorsi al Tar sulla soppressione della Guardia medica a Celenza sul Trigno sono stati presentati al Tar Abruzzo contro la Regione e la Asl di Chieti.

 Si tratta dell’iniziativa già preannunciata dall’amministrazione comunale e dal comitato dei medici del settore, entrambi assistiti dall’avv. Cristiano Bertoncini del Foro di Vasto.

Nel mirino della protesta portata all’attenzione dei giudici amministrativi c’è il decreto commissariale di taglio alle Guardie mediche (la cosiddetta Ca, continuità assistenziale) che sarebbe stato adottato senza la necessaria istruttoria e senza l’approfondimento previsto dalle norme quando si va ad incidere sul diritto costituzionale alla salute (in questo caso nell’Alto Vastese). Che poi è lo stesso indirizzo di tutti gli altri ricorsi al Tar che hanno visto soccombere la Regione per alcuni provvedimenti presi senza tener conto della necessità di attrezzare comunque il territorio quando si decide la soppressione o la riorganizzazione della rete sanitaria esistente.

 Per questo viene intanto chiesta la sospensiva del decreto commissariale 61 ed della decisione della Asl di Chieti, compreso il verbale del Comitato dei sindaci che aveva dato l’ok alla “rimodulazione” delle Guardie mediche.

Dal che era scaturita la cancellazione delle sedi di Celenza sul Trigno, ma anche di Carunchio, Dogliola, San Giovanni Lipioni, Torrebruna e Tufillo, accorpando il servizio nella sede di Palmoli mantenuta attiva. In realtà questa riorganizzazione del servizio di C.a. è stata decisa applicando “a maglie larghe” le indicazioni nazionali che stabiliscono un rapporto tra Guardie mediche e popolazione (rapporto 1 su 5 mila abitanti, mentre in Abruzzo è stato ridotto ad 1 su 3500 abitanti).

Ma, come spesso accade nella fretta di adottare tagli per ottenere risparmi, la Asl ha chiuso la Guardia medica – come si legge nel ricorso – ma nella sua delibera ha scritto che questo taglio era subordinato all’attivazione di un numero telefonico di emergenza per assicurare l’assistenza. Numero che però non è mai entrato in funzione. Senza dire che una qualsiasi rimodulazione andava decisa in accordo con il Piano di emergenza urgenza della Regione, che non è ancora andato a regime. Per cui «il provvedimento avendo posto alla base un presupposto che tuttavia non esiste, risulta illegittimo per carenza o errore nei presupposti».

 Il ricorso poi evidenzia una serie di errori (dalle distanze chilometriche indicate ai tempi di percorrenza del tutto errati, che sono superiori ai 20 minuti previsti dalle norme del soccorso) e di superficialità – soprattutto del Comitato dei sindaci – visto che non sono stati valutati altri parametri decisivi che riguardano quel territorio. Contro questa desertificazione dei servizi sanitari di quella zona, i ricorsi chiedono che sia ripristinata la garanzia di un servizio assistenziale efficiente.



Sebastiano Calella

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