Il primo maggio Festa del Lavoro “SE C’E’” non è Retorica! Niente affatto! Anche nelle nostre zone industriali si avverte la disoccupazione. I dati parlano chiaro, basta vedere la crisi della Val Sinello, la disoccupazione giovanile nelle nostre zone è in aumento. Così come abbiamo fatto gli anni scorsi il nostro pensiero va a quelle famiglie che trascorrono le festività senza la certezza di un posto di lavoro, va a quei mariti, padri, giovani che vogliono costruirsi un futuro e che vivono il precariato, l’insicurezza del lavoro e che non possono programmare il futuro della loro famiglia.
Nelle nostre zone una famiglia su quattro non arriva “tranquillamente” alla fine del mese, hanno difficoltà ad onorare i mutui per la casa, a pagare puntualmente le bollette della luce, dell’acqua, della tarsu, del metano, ecc.. Aumentano i prezzi, si riducono i consumi crescono le difficoltà, questo quadro emerge dal rapporto dell’Eurispes in cui si evidenzia che il ceto medio si trova a subire non più la sindrome della quarta settimana, ma quella della terza settimana.
Secondo l’Eurispes basterebbe avere il giusto stipendio per avere una vita dignitosa, ma molte famiglie non riescono a disporre neanche di uno stipendio certo e sicuro. Secondo l’indagine, ormai le famiglie, per far quadrare i conti, per pagare le rate per il mutuo, per far fronte alle spese di affitto, luce, gas e riscaldamento sono costrette ad un difficile gioco d’equilibrio. A ciò si aggiunge l'impressionante aumento del prezzo dei carburanti, arrivato alla soglia di due euro per litro.
Per i lavoratori questa del primo maggio è un’amara festa. Come amministratori dobbiamo impegnarci a ridurre le tasse locali, e offrire servizi che aiutino le famiglie, i giovani, gli anziani. Questa è buona politica che guarda ai bisogni dei cittadini, noi dobbiamo impegnarci a far sì che le famiglie nella nostra comunità non subiscano la sindrome della quarta settimana, né quella della terza.
L’istituzione della scuola materna statale (e questo è solo uno dei tanti esempi che possiamo citare) rientra in questo solco in quanto oggi finalmente le famiglie pagano una retta di 40 euro al mese che è riferito unicamente al costo del servizio mensa ed il buono viene staccato giornalmente, ma solo se il bambino mangia.
Al contrario di quanto accadeva fino a un anno fa quando le rette scolastiche erano arrivate a 80 euro al mese, 800 euro l’anno, da pagare sempre e comunque, anche quando il bambino non frequentava o non mangiava.
Questo, certo non faceva l’interesse delle famiglie, ma sicuramente faceva quello di chi gestiva la scuola e andava contro il bene dei cittadini.
Il Movimento Civico Insieme per Celenza s. T.
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