La guardia medica non c’è, il
medico di famiglia in alcuni comuni è part time, il pediatra per i bambini che
vivono in questi luoghi è un lusso, solo poche ore alla settimana. E’ questa la
drammatica condizione in cui versa la sanità nei tanti paesini del vastese. Per
piccole comunità come Celenza sul Trigno, San Giovanni Lipioni, Torrebruna,
Carunchio, Dogliola, Tufillo, ecc., il diritto alla salute non è garantito, non
dalla Carta Costituzionale, ma dai tagli!
Altro che riforma. Per
tantissimi cittadini, donne, bambini e anziani l’assistenza sanitaria in questo
lembo di terra abruzzese è da quinto mondo. I sindaci dei piccoli comuni, sono
lasciati soli, abbandonati perché contano pochi voti, a ciò si aggiunge una
nuova forma di “cinismo” politico che privilegia nell’erogazione delle risorse
disponibili, prevalentemente le grandi aree metropolitane e le zone costiere,
mentre per le aree interne del vastese, solo tagli dei servizi. Senza paura di
essere smentiti, oggi il nostro territorio del vastese è diventato il Sud
dell’Abruzzo. Una condizione questa ai limiti della sopportazione per migliaia
di famiglie che vivono nei piccoli paesini e che, in assenza dei più elementari
servizi, sono costrette loro malgrado ad una forzata emigrazione verso i comuni
costieri e i comuni metropolitani, il che ha un sapore amaro, emigrare per
garantire ai propri figli i servizi minimi essenziali, come la scuola, la
sanità e i trasporti.
E per tutti coloro che decidono
di rimanere non rimane che percorrere km e km per raggiungere i servizi
sanitari e scolastici più vicini, in condizioni anche di totale disagio. In
queste aree l’unico servizio di ambulanza H12 presente è a Castiglione Messer
Marino, ma carente del medico a bordo e con personale volontario. Un quadro
drammatico che sembra sfuggire all’attenzione della politica, sempre più
incartata e lontana dai problemi dei cittadini che vivono in queste aree.
Per fare qualsiasi visita
medica specialistica, le persone che vivono nell’alto vastese sono costrette a
raggiungere nella maggior parte dei casi gli ospedali dei comuni capoluoghi.
Come si chiama questo se non “totale disagio”? Tutto ciò richiede in maniera
definitiva una riflessione seria sui diritti dei cittadini che vivono nelle
piccole comunità, sempre più abbandonati ed emarginati e, ironia della sorte,
proprio nell’epoca della comunicazione e della globalizzazione.”
Daniele leone
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