Perché un piccolo comune come Celenza
sul Trigno possa continuare a vivere bisogna che i suoi cittadini ci
possano vivere dignitosamente e anche lavorare e soprattutto, avere i servizi
di cui una comunità necessita, che sono quelli minimi previsti dalla nostra
Carta Costituzionale. Questo comune, come tanti altri comuni limitrofi, sono
già penalizzati perché si trovano in aree marginali, lontani dai centri
costieri come Vasto e San Salvo, senza parlare delle cattive condizioni della
viabilità provinciale e della carenza dei trasporti. La chiusura del Servizio
di Continuità Assistenziale ci costringerebbe all’isolamento, allo spopolamento
e soprattutto ad un lento e inesorabile declino. Viverci diventerebbe
ulteriormente difficile e complicato e porterebbe il paese a spegnersi
lentamente fino a farlo diventare una sorta di riserva indiana.
Domando ai politici e ai partiti:
“Che fine faranno i nostri sacrifici, i nostri progetti, sogni e speranze e le
tante risorse e investimenti?” A questa domanda chiedo una risposta e non
potete cavarvela con calcoli numeri, bilanci, tabelle e piani di rientro. La chiusura Servizio
di Continuità Assistenziale nel mio paese è solo ed esclusivamente una scelta
politica fatta nel chiuso delle stanze, lontano dai reali bisogni dei cittadini
e del territorio.
Prima bisognerebbe discutere
della riforma della sanità sul territorio e del nuovo piano dell’emergenza
urgenza e solo dopo si potranno tagliare i servizi. Non si possono lasciare
bambini, anziani, e non solo, senza che possano ricevere le cure adeguate, non
ci possono costringere ad una deportazione sanitaria e a dover percorrere 90 Km ogni volta che abbiamo
bisogno di una vista pediatrica, sì perché nel nostro territorio il pediatra è
presente un’ora alla settimana per comune e per fare una consulenza medica
nelle ore notturne, siamo costretti, in assenza del servizio di 118 e Servizio
di Continuità Assistenziale, a raggiungere l’ospedale di Vasto.
La politica e il Manager della
ASL devono comprendere che, se in un paese come Celenza sul Trigno viene a
mancare il Servizio di Continuità Assistenziale, non entra in difficoltà solo
questo paese ma un intero territorio di oltre 2500 abitanti.
Nello specifico, il mio comune
vede riaffacciarsi il fantasma che da sette anni combattiamo e che si chiama “SPOPOLAMENTO”.
Sì perché per sconfiggere lo
spopolamento, in questi anni abbiamo investito risorse e progetti, ampliato servizi,
migliorato l’offerta, fatto sacrifici, risparmiato e grattato il fondo del
bilancio per trovare quei 3mila/4mila euro necessari a mantenere lo scuolabus,
ad offrire l’assistenza domiciliare agli anziani, ad organizzare le colonie al
mare per i bambini, ad aiutare le famiglie numerose ecc..
Ecco perché lottiamo e difendiamo
il Servizio di Continuità Assistenziale per arrestare lo “SPOPOLAMENTO”, un
TEMA IMPORTANTE CHE NON E’ STATO ANCORA AFFRONTATO IN QUESTA CAMPAGNA
ELETTORALE.
Un problema sociale di grande
rilievo per tutti i piccoli comuni della nostra regione, trascurato dai
politici del territorio, ai quali mi rivolgo dicendo: “Difendete il nostro territorio dai tagli ai servizi, solo così
possiamo arrestare lo SPOPOLAMENTO”.
In questi, sette anni la mia
amministrazione ha ricevuto, dai governi centrali, poche, anzi, scarse risorse
a causa della crisi e dei tagli, e nonostante tutte le difficoltà e le poche
risorse abbiamo fatto di tutto per cercare di mantenere tutti i servizi,
aumentarne l’offerta, migliorarne la qualità e soprattutto mantenere le tariffe
basse e lo abbiamo fatto in una fase di grave crisi economica sia regionale,
che nazionale, soprattutto per difendere quella parte di popolazione che in
questi anni, ha sofferto più di tutti l’incidenza della crisi.
Ora, con una decisione tutta
politica ed elettorale, perché, diciamo la verità, qui non è in atto nessuna
riforma sanitaria sul territorio e nessuna riforma dell’emergenza urgenza, la
politica ha deciso di chiudere il Servizio di Continuità Assistenziale mandando
in fumo anni di duro lavoro . Con un semplice tratto di penna, una sola parola,
“TAGLI”, vogliono buttare a mare anni di lavoro, risparmi, lotta agli sprechi,
risorse attinte dai bandi regionali, europei e nazionali, investimenti ecc..
Con la parola “TAGLI” si mandano
in fumo i sogni e le speranze di una comunità e della sua amministrazione che
in 7 anni ha combattuto contro i dati ISTAT. Il mio comune, Celenza sul Trigno,
nel 2007, anno del mio insediamento aveva una popolazione di 1020 abitanti.
Nel 2008, secondo i dati ISTAT la popolazione era scesa a 1011 ab., facendo
registrare una variazione di -9, abitanti. Nel 2009, sempre l’ISTAT
registra una variazione di -12, ab.
Ma eccoci al 2011/2012,
l’ISTAT certifica che la popolazione del mio comune è stazionaria, siamo
riusciti con la nostra politica e l’impegno di tutti a mantenere invariata la
nostra popolazione, mentre la
stessa ISTAT segnala per alcuni comuni dell’alto vastese, un
tracollo della propria popolazione con perdite del 33% e 25%. Per questo voglio ribadire che continuare
a tagliare i servizi ci penalizza e fa cadere nel vuoto l’impegno di tanti
amministratori che in questi anni hanno lavorato duramente per difendere il
territorio dallo spopolamento. Dalla politica noi ci aspettiamo che i cittadini
che abitano nei piccoli paesini, per il solo fatto che rimangono a vivere in
questi luoghi vengano premiati, non scoraggiati.
Al futuro Governatore della Regione Abruzzo chiedo di non assumersi
la responsabilità di spopolare definitivamente le aree interne per il tramite
di scelte antipopolari e schiettamente politiche bensì di concertare con i
sindaci del territorio la ripresa delle aree interne.
Intervista al Sindaco Venosini a cura
di Daniele Leone
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